L’Impero Romano

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L’antigiudaismo cristiano prese le mosse dall’accusa di deicidio e si sviluppò secondo la “teoria della sostituzione”, secondo cui i cristiani, la Nuova Israele, dovevano prendere il posto degli ebrei come popolo eletto. Costituì una prima forma di antiebraismo, ma i suoi presupposti costituirono stereotipi destinati a perdurare nel tempo e a diffondersi nello spazio.

Già nel I secolo si manifestarono segni di antigiudaismo. Nato a Sinope, in Grecia, appare in quegli anni Marcione (85-160) il quale […] dette vita a una sètta che respingeva completamente l’Antico Testamento. Marcione sostenne che il Dio del Nuovo Testamento aveva del tutto sostituito quello degli ebrei e dette un’immagine addirittura satanica dell’ebraismo. […] Tertulliano, nato nel 160 scrisse nell’ “Adversus Judaeos” che la grazia divina era passata dagli ebrei ai cristiani. E Giovanni Crisostomo, padre nella Chiesa greca, nel suo “Adversus Judaeos” lo seguì con maggior crudezza, definendo le sinagoghe caverne di briganti e gli ebrei figli di Satana[12].

L’antisemitismo cristiano che allora si diffonde è essenzialmente un fatto teologico, si potrebbe dire anche “ecclesiastico”, “clericale”. E il fondamento di questo antisemitismo teologico è l’accusa di deicidio. […] L’antisemitismo potrà diffondersi e variare nelle epoche seguenti: fin dal IV secolo, trova il suo modello compiuto. Sotto l’influenza dei Padri della Chiesa, […] la legislazione imperiale tende a modificarsi a danno degli Ebrei, ad assumere persino il tono della polemica antiebraica. Vengono in seguito le violenze materiali: sinagoghe confiscate, incendiate, distrutte, talvolta per istigazione delle autorità ecclesiastiche. […] Nelle masse popolari cristiane […] tutto concorre a formare questa mentalità antiebraica, imbevuta s’un sacro orrore per “il popolo deicida”. Man mano che si costituisce e si accresce la meravigliosa liturgia cristiana, così ricca di fascino, i canti e le preghiere, le letture e le omelie ricordano con insistenza “l’odioso crimine perpetrato dagli Ebrei” [13].

Inizialmente, il cristianesimo fu bene accetto dalle classi più umili e avversato dai ricchi, che vedevano nelle dottrine cristiane una minaccia ai loro privilegi. Il rifiuto del culto dell’imperatore contrapponeva i cristiani ai princìpi dello Stato. Per questo motivo, per tre secoli furono perseguitati. La diffusione della nuova confessione rese necessario ad un certo punto un cambio di rotta. L’imperatore Costantino fu il primo a segnare la svolta: con l’editto di Milano del 313 garantiva piena libertà di culto in ogni parte dell’impero e ordinò ai governatori delle province di restituire ai cristiani i beni loro confiscati. Fu una scelta politica (lo stesso Costantino non si convertì al cristianesimo), un provvedimento volto ad inserire la Chiesa nello Stato, ma aprì la strada alla massima diffusione della nuova religione, non senza conseguenze per gli ebrei. Nel 339, Costanzo II, figlio di Costantino, emanò una legislazione antigiudaica, specie contro i matrimoni misti.

L’imperatore Costantino. Bassorilievo nella basilica di Santa Sofia a Istanbul.

L’imperatore Costantino. Bassorilievo nella basilica di Santa Sofia a Istanbul.

L’imperatore Teodosio, con l’editto di Tessalonica del 380, proclamò il cristianesimo l’unica religione consentita entro i confini dell’impero. I perseguitati divennero gli adepti di altre confessioni.

Nel 533, il Codice di Giustiniano (nell’Impero d’Oriente) stabilì numerose restrizioni per gli ebrei.

[12] Marina Della Seta, “Procedi dinanzi a me”. Storia semplice dell’ebraismo, La Fenice Edizioni, Roma, 1992, p. 72-73.
[13] Jules Isaac, Gesù e Israele, Nardini Editore, Firenze, 1976, p. 246-248.

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