Il carattere pratico delle regole

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La tradizione ebraica ritiene ogni ebreo obbligato ad osservare tutto quello che la Torah (cioè l’insegnamento, il testo del Pentateuco) gli impone – obbligato ad eseguire ciò che essa comanda di fare ed obbligato ad astenersi da ciò che essa gli proibisce di fare. I comandi della Torah sono detti in ebraico Mizvoth (plurale di Mizvà), parola che si traduce di solito nelle lingue europee con “precetti”. Notiamo subito, la fedeltà all’ebraismo e l’adesione ad esso non si estrinsecano dunque, come di solito avviene nei sistemi religiosi, con l’adesione a dei principi teorici, con delle dichiarazioni di fede, ma con l’azione e l’astensione da certi atti e da certi comportamenti. Ciò non vuole naturalmente significare che l’ebraismo non dia peso o non accetti elementi di fede, ed anzi non vi è dubbio che un buon numero di precetti ha, per quanto si può comprendere, lo scopo precipuo di educare l’uomo all’accettazione di principi morali ed all’adesione a elementi di fede; l’ebraismo ritiene però che l’azione è quella che conta in questo mondo e, almeno per ciò che riguarda il giudizio umano, l’azione o l’inazione è quella che determina se l’individuo è buono, è giusto, è onesto (o il contrario) e non la fede o le idee che egli professa. È forse sintomatica in questo senso una norma (…) secondo cui una trasgressione ad un precetto, che non abbia una sua estrinsecazione in un atto concreto, non sia punibile, anche se sia proibita.
Notiamo ancora che i precetti dell’ebraismo sono ben lungi dal limitarsi ai solo argomenti religiosi, cioè atti di culto o riti, ma investono in realtà tutti gli aspetti della vita, ed hanno notevole parte in essi le norme che riguardano i rapporti tra individui, cioè i rapporti sociali ed economici[23].

  • IN CAMERA DA LETTO

Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre
e si unirà alla sua donna e i due diverranno una sola carne[24]

Dopo aver escluso la possibilità di rapporti incestuosi, è evidente dal testo della Torah come l’ebraismo regoli e incoraggi i rapporti sessuali, per creare una nuova vita. L’ebraismo cioè incoraggia a contrarre il matrimonio e di conseguenza a procreare.
I rapporti sessuali devono avvenire all’interno del matrimonio e ai fini della riproduzione; l’ebraismo inoltre non prevede categorie di persone che se ne debbano privare.
Anche il campo sessuale rientra tra quelli disciplinati attraverso le mitzvòth.

Sono infatti enunciate una serie di regole che consentono di mantenere la cosiddetta purità coniugale. Premessa è infatti che i rapporti sessuali sono regolati esclusivamente all’interno della vita matrimoniale.

Non ti avvicinerai a una donna per scoprire la sua nudità
mentre è impura a causa delle sue mestruazioni[25]

Le mitzvòth sulla purità familiare tendono, per la maggior parte, a regolare i rapporti sessuali nel periodo in cui la donna è considerata “impura” e cioè durante il ciclo mestruale e nei sette giorni successivi: in questo arco di tempo i rapporti tra i coniugi sono proibiti.
Terminato questo periodo di tempo, e dopo che la donna avrà effettuato un bagno rituale (mikvè, una sorta di piccola piscina), saranno nuovamente possibili le relazioni sessuali.

Due esempi di mikvè (bagno rituale), antico e moderno

Due esempi di mikvè (bagno rituale), antico e moderno

L’immersione nel mikvè, oltre che dopo il periodo mestruale, si compie per la donna prima del matrimonio e dopo il parto. Può essere effettuata anche dagli uomini alla vigilia di Kippur e di Shabbat. Infine va fatta per convalidare la conversione all’ebraismo.

A ben vedere, queste occasioni sono accomunate da un significato molto profondo: ciascuna di esse infatti comporta un’esperienza di trasformazione, rinascita e rinnovamento.
Affinché il mikvè sia regolarmente compiuto, è necessario che l’immersione sia totale. Ciò comporta che, almeno per un momento, chi lo compie cessi di respirare; riemergendo e riprendendo a respirare è come se si venisse a nuova vita e si inaugurasse un nuovo ciclo.
La simbologia dell’acqua è dunque molto peculiare.
Essa rappresenta l’elemento da cui dipende la creazione e la vita: come la terra è nata dall’acqua, come il bambino nasce dal liquido amniotico, così l’emersione dal bagno rituale nel mikvè rappresenta ogni volta un nuovo principio.

L’acqua inoltre è simbolo di cambiamento, movimento, instabilità e immergendosi nel mikvè l’uomo diviene in grado di compiere un rinnovamento ed una purificazione spirituale.

  • IN CUCINA

Numerose sono le regole che disciplinano l’alimentazione ebraica. L’insieme della normativa alimentare ebraica viene definito kasherùt (letteralmente adeguatezza, idoneità), da cui l’aggettivo kashèr che indica appunto i cibi controllati e consentiti, quindi conformi alle regole.

La maggior parte delle regole sulla kasherùt trova nella Torah la propria fonte.

Le norme che regolano l’alimentazione nella tradizione ebraica sono, come è noto, numerose e di vario tipo. Schematicamente le principali possono essere così riassunte:

  1. La distinzione tra animali permessi e animali proibiti;
  2. Il permesso di consumare solo gli animali uccisi con una tecnica rituale particolare, la shechitàh;
  3. Il divieto di bere il sangue;
  4. Il divieto di consumare alcune parti di grasso;
  5. La proibizione di mangiare membra tolte ad animali viventi;
  6. Il divieto di mangiare il nervo sciatico;
  7. L’obbligo di scegliere, tra gli animali permessi, solo quelli indenni da malattie e difetti fisici di vario tipo;
  8. Il divieto di mescolare carni con latticini;
  9. Il divieto di consumare sostanze che mettono in pericolo la salute e la vita[26].

Rispetto al punto 1, in particolare, tra i quadrupedi domestici, è consentito consumare quelli che presentino entrambe le seguenti caratteristiche: essere ruminanti e avere lo zoccolo spaccato in due. Pertanto sono ammessi ovini, bovini, caprini e taluni animali selvatici.

Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutti i quadrupedi che ci sono sulla terra: ogni quadrupede che abbia uno zoccolo e che abbia in esso una fessura che lo divida in due e che rumini potrete mangiarlo. Ma non potrete mangiare questi tra quelli che ruminano o che hanno lo zoccolo: il cammello, che è sì ruminante, ma non ha uno zoccolo, è impuro per voi; ed il coniglio perché è sì ruminante, ma non ha uno zoccolo, è impuro per voi; e la lepre, perché è sì ruminante, ma non ha uno zoccolo, è impura per voi; ed il maiale, perché ha sì uno zoccolo con una fessura che lo divide in due, ma esso non rumina, è impuro per voi. Non mangiate la loro carne e non toccate la loro carogna: sono impuri per voi.[27]

Sono vietati gli animali striscianti, gli insetti, le scimmie.
Per quanto riguarda invece gli animali acquatici:

Questi potrete mangiare tra tutti gli animali che stanno nell’acqua: tutti gli animali forniti di pinne e di squame che vivono nell’acqua, sia nei mari sia nei corsi d’acqua, li potrete mangiare: e tutti quelli che non hanno pinne e squame nei fiumi e nei corsi d’acqua, tra il brulicame dell’acqua e tra tutti gli animali che stanno nell’acqua,  sono per voi cosa abbominevole.[28]

Poiché la Torah parla esplicitamente solo di pesci, e solo di essi regolamenta le caratteristiche che devono presentare per poter essere mangiati, ne deriva che i restanti animali acquatici non sono consentiti: tra questi, per esempio, possiamo citare crostacei, molluschi e mammiferi marini.

Tra le varie regole, ne abbiamo vista una, di cui quello che segue è il riferimento nella Torah:

Non cucinerai il capretto nel latte di sua madre.[29]

Da questo verso (che viene ripetuto tre volte complessivamente nella Torah) deriva il divieto di mescolare carne e latte, di cucinarli insieme o di mangiarli insieme. La regola non va intesa in senso letterale come riferita esclusivamente al capretto, ma va estesa a tutti gli animali di cui è consentito mangiare la carne.
Questi due cibi non devono reciprocamente contaminarsi o venire in contatto e per questo gli ebrei osservanti avranno due servizi di piatti, pentole e posate, due lavelli, persino 2 frigoriferi o lavastoviglie, oppure decideranno di usare gli elettrodomestici solo per una delle due categorie di cibo.

Come per molte delle mitzvoth, non è dato sapere la motivazione che ha indotto Dio ad assegnare questa regola, che va rispettata per il solo fatto di essere stata data.
Tuttavia sono state nel tempo proposte delle interpretazioni per tentare di spiegare talune mitzvoth e per quanto riguarda il divieto di mescolare carne e latte esso è stato da taluni commentatori motivato come il divieto di mescolare il cibo che per eccellenza rappresenta la vita (e cioè il latte, inteso soprattutto come nutrimento materno che consente la crescita) e quello che al contrario rappresenta la morte (e cioè la carne, che quando consumata presuppone la morte dell’animale).
Dopo aver consumato un pasto a base di carne, secondo la tradizione prevalente, occorrerà attendere sei ore per consumarne uno a base di latte. Al contrario, dopo aver mangiato un alimento a base di latte o suoi derivati (formaggi, yoghurt ecc.), c’è chi usa attendere un’ora o sciacquarsi la bocca e lavarsi le mani per poter passare alla carne. Se però si tratta di formaggio con stagionatura superiore ai sei mesi, allora il tempo di attesa è di sei ore come per il passaggio da carne a latte.

[23] Mosè Maimonide, Il libro dei precetti, Carucci Editore, Roma, 1980, pp.11-12
[24] Genesi 2, 24
[25] Levitico, 18, 19
[26] Riccardo Di Segni, Guida alle regole alimentari ebraiche, Edizioni Lamed, Roma, 1996, p. 12 Confronta anche Buon appetito Beteavon. Incontro di culture e ricette della cucina ebraico – romana GP Edizioni, Roma, 2010
[27] Levitico, 11, 2-8
[28] Levitico, 11, 9-10
[29] Deuteronomio, 14, 21

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