Le tappe di una storia – La cacciata dalla Spagna

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Nel Medioevo, mentre nei territori dell’Impero gli ebrei erano soggetti a discriminazioni e vessazioni, mete predilette per la nascita di nuove comunità e per il consolidamento di quelle già esistenti divennero la penisola iberica e i territori dell’Impero Romano d’Oriente. Si iniziò così a sviluppare anche il primo rapporto con il mondo arabo-islamico, con il quale la convivenza era regolata da norme che stabilivano una gerarchia tra musulmani ed ebrei, consentendo a questi ultimi ampi margini di autonomia.

In alcuni dei Paesi di nuova immigrazione vi era una presenza ebraica preesistente di vecchia data, risalente agli spostamenti di epoca antica.

I sudditi ebrei nelle terre dell’islam potevano viaggiare indisturbati tra Oriente e Occidente, da Babilonia fino alla Spagna, attraversando la Palestina, l’Egitto e l’Africa del Nord, senza uscire dell’impero musulmano. […] Alla comunità spagnola arrivavano insegnanti e libri di preghiere dal Medio Oriente. […] La riscoperta dell’identità ebraica e il rinnovato legame con la fonte principale della vita intellettuale ebraica spinsero i sefarditi a intraprendere un cammino al termine del quale avrebbero fornito un contributo fondamentale alla Spagna musulmana e allo sviluppo del mondo moderno[21].

Agli inizi del IX secolo gli ebrei in cerca di opportunità economiche iniziarono a spostarsi liberamente dalla Mesopotamia e dalla Persia verso lo Yemen, la Siria, il Libano ed Eretz Yisrael. Questi migranti ebrei svolsero un ruolo importante nel commercio di tutto il Mediterraneo. Anche l’Egitto e il Maghreb divennero destinazioni attraenti per molti mercanti ebrei mesopotamici, che erano anche dotti eruditi. Nella scia della conquista omayyade della Spagna meridionale, nel 711-12, un numero consistente di ebrei si stabilì nella penisola iberica[22].

A partire da Abd-ar-Rahman I (756-788), la penisola [iberica] fu sede di un Califfato autonomo, libero da ogni dipendenza verso Bagdad. Le condizioni particolari del paese, in cui vivevano in forte proporzione Latini e Visigoti, fecero della tolleranza uno dei principali strumenti politici, e gli ebrei ne usufruivano alla pari di altri elementi della popolazione[23].

Le colonie ebraiche nella Penisola iberica avevano un’origine antica. Gli ebrei affermavano che i loro antenati erano giunti in Spagna ai tempi del re Salomone. Sebbene non sia facile provarlo, questa asserzione non è del tutto inverosimile. Ai tempi della Bibbia le due importanti città fenicie di Tiro e Sidone, le cui navi commerciali solcavano il Mediterraneo, avevano impiantato alcune colonie sulle coste della Penisola iberica. Il re Salomone e, più tardi i re d’Israele, si erano associati al re di Tiro e in varie occasioni avevano inviato Israeliti a far parte dell’armata dei Fenici loro vicini. […] Sembra in ogni modo che poco tempo dopo la conquista romana della Spagna, gli ebrei vi siano avviati, essendo attratti dalla bellezza e dalla fertilità di quei luoghi[24].

Già nel Medioevo (dall’VIII secolo circa) i regni cattolici della Penisola iberica combatterono contro i saraceni (gli arabi) per riprendere possesso dell’area: era la “Reconquista”, che si concluse all’inizio del 1492. Per gli ebrei segnò una svolta. Questo processo infatti annichilì tutto ciò che non apparteneva all’universo cattolico. I re di Spagna Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia emanarono il Decreto di Alhambra, noto anche come Editto di Granada, con il quale imposero l’espulsione delle comunità ebraiche che non accettavano di convertirsi al cristianesimo dal regno di Spagna e dai suoi possedimenti a partire dal 31 luglio 1492. Seguì, nel 1496, un analogo destino per gli ebrei portoghesi.

SERVIZIO SORGENTE DI VITA “SEFARAD” DEL 3 SET 2017. Sotto il sole rovente dell’Andalusia un viaggio a Cordova, capitale del califfato arabo, sulle tracce della rigogliosa comunità ebraica che i re cattolici Ferdinando e Isabella condannarono all’esodo nel 1492. Tra vicoli e piazzette, patios e botteghe che furono di artigiani, visitiamo l’antica sinagoga nella Juderia e la “Casa de Sefarad”, un piccolo museo che custodisce da anni la memoria sefardita e racconta la storia degli ebrei e dei marrani in Andalusia.

Il disastro del 1492 non era limitato alla Spagna. L’editto di espulsione, per i suoi stessi termini, si estendeva ai più lontano possessi della Casa d’Aragona, sebbene il problema del cripto-ebreo – pretesto nominale- vi fosse sconosciuto. Questi possessi comprendevano, oltre la Sardegna, con un’antica e fiorente comunità, l’isola di Sicilia. Qui gli ebrei erano stabiliti fino dal principio dell’èra cristiana, come testimoniano resti archeologici. […] Un buon numero di profughi di Sicilia e di Spagna cercarono rifugio nella parte vicina del continente, nel regno indipendente di Napoli. […] Tuttavia nel 1498 i sovrani del luogo seguirono l’esempio dei potenti vicini e decretarono un’espulsione generale[25].

ESPULSIONE EBREI DALLA SICILIA – 3 FEBBRAIO 2018. Palermo, l’espulsione degli ebrei fra i documenti dell’Archivio comunale

La cacciata degli ebrei dalla Spagna e dal Portogallo rappresentò un punto di svolta nelle migrazioni ebraiche in Europa con strascichi che si sono trascinati fino ai nostri giorni.

Dopo il 1492, i marrani di Spagna e Portogallo, che cercavano disperatamente una via di scampo dall’Inquisizione e volevano ritornare alla fede avita, scelsero l’Olanda per punto di appoggio sulla via della liberazione[26].

Quante storie. St 2017/18 “Gli ebrei di Rembrandt” di Steven Nadler – 22/02/2018
Nella sua recensione letteraria settimanale, Natalia Aspesi racconta il romanzo “Gli ebrei di Rembrandt” di Steven Nadler.

E quando la Spagna cristiana si sbarazzò degli Ebrei ed essi dovettero lasciare il loro ultimo asilo nell’Europa occidentale, fu sotto la Mezzaluna che essi trovarono un posto dove respirare. Dallo stretto di Gibilterra all’istmo di Suez, dalle montagne dell’Atlante ai Balcani, sorsero nuove comunità e le vecchie furono animate da nuova vita. […] Lungo tutta la costa mediterranea sorsero isole di cultura iberica, mantenute dagli esuli ebrei in terra straniera[27]. […] Lungo la costa dell’Africa del Nord, da Tangeri ad Alessandria, ed all’interno, da Meknes a Fez, i profughi si stabilirono a decine di migliaia[28].

La maggior parte degli esiliati [della Spagna e del Portogallo] però s’era diretta verso oriente, verso le province centrali dell’Impero turco. […] La caduta di Costantinopoli nel 1453 […] aveva permesso agli ebrei d’oriente di iniziare una nuova vita. […] Nuove colonie si stabilivano e le antiche rinascevano in tutto l’Impero ottomano: a Sofia, in Adrianopoli, a Gallipoli ed a Nicopoli da una parte del Bosforo; a Brussa, a Magnesia, a Smirne e ad Ankara dall’altra, per non citare che poche città. Molte località comprendevano più d’una comunità[29]. A partire dal 1497, gli immigranti cominciarono ad arrivare in massa dal Portogallo. […] Esiliati di Sicilia e di Provenza, mercanti d’Italia, profughi di Germania venivano ad accrescerne il numero[30].

[21] Paul Kriwaczek, Yiddish. Ascesa e caduta di una nazione, Lindau, Torino, 2010, p.117.
[22] Maristella Botticini, Zvi Eckstein, I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492, Università Bocconi Editore, Milano, 2012, p. 46.
[23]  Cecil Roth, Storia del popolo ebraico, Silva Editore, Milano, 1962 p. 244-245.
[24] Solomon Grayzel, Storia degli ebrei, Fondazione per la gioventù ebraica, Roma, 1964, p. 263.
[25] Cecil Roth, Storia del popolo ebraico, Silva Editore, Milano, 1962, p.378-379.
[26] Solomon Grayzel, Storia degli ebrei, Fondazione per la gioventù ebraica, Roma, 1964, p. 433.
[27] Cecil Roth, Storia del popolo ebraico, Silva Editore, Milano, 1962, p. 414.
[28] Cecil Roth, Storia del popolo ebraico, Silva Editore, Milano, 1962, p. 415-416.
[29] Cecil Roth, Storia del popolo ebraico, Silva Editore, Milano, 1962, p. 418-9.
[30] Cecil Roth, Storia del popolo ebraico, Silva Editore, Milano, 1962, p. 420.

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