Aspetti Essenziali e Definizioni

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Lo schema seguito in questa sede affronta i tre seguenti macro-temi:

  • Una ricostruzione, seppur per sommi capi, delle persecuzioni degli ebrei nella storia. La distruzione del primo (586 avanti l’era volgare – a.e.v., prima della nascita di Gesù) e del secondo (70 dopo l’era volgare – d.e.v.) tempio di Gerusalemme; la subalternità e le persecuzioni medievali; le espulsioni (Inghilterra, Spagna, Portogallo); Lutero e gli ebrei; l’epoca dei ghetti; i pogrom; l’affaire Dreyfus; il nazismo; l’antisionismo del XX e XXI secolo. Questo percorso condurrà anche a individuare una differenziazione terminologica tra antiebraismo, antigiudaismo e antisemitismo.
  • Un esame delle cause delle persecuzioni. Nell’antichità, l’ebraismo era l’unica religione monoteista e dotata di specifiche norme morali. Nel medioevo influì in maniera determinante la centralità della Chiesa. In età moderna, le limitazioni di libertà, come i ghetti, costituirono un utile strumento per sfruttare gli ebrei mantenendoli separati del resto della popolazione. Dopo l’emancipazione (dal XIX secolo), nell’epoca degli stati nazionali, era messa in dubbio la fedeltà agli stati di appartenenza in virtù di una solidarietà internazionale tra ebrei. Inoltre, era ricorrente e diffuso attribuire agli ebrei il ruolo di capro espiatorio.
  • La specificità della Shoah. È un genocidio sistematico e pianificato, realizzato con le tecniche della società industriale e volto alla realizzazione di un utopico Stato razziale. Questa drammatica vicenda è divenuta parte dell’identità ebraica contemporanea. Tuttavia, in questi anni si stanno verificando i due seguenti fenomeni: il rischio di banalizzazione della tragedia e il difficile passaggio dalla memoria alla storia.

Il percorso delineato si propone di chiarire l’evolversi dell’antisemitismo nella storia, muovendo dalla distinzione terminologica tra l’antigiudaismo cristiano e l’antisemitismo di matrice razziale, due concetti distinti che in alcuni casi tendono a intrecciarsi.
Snodi fondamentali nonché eventi più eclatanti sono l’avversione cristiana dell’epoca postbiblica e l’espulsione dalla Spagna nel 1492, gli scritti antiebraici di Lutero e la chiusura degli ebrei nei ghetti. L’affermarsi dell’illuminismo, dalla fine del ‘700, ha poi coinciso con un paradosso: da un lato si è trattato del momento dell’emancipazione, ma parallelamente gli ebrei sono stati sollecitati ad assimilarsi, quindi a perdere la propria identità.
Periodicamente l’antisemitismo si appropria di aspetti condivisi della società: per lungo tempo ha prevalso la componente religiosa, con gli ebrei accusati di deicidio; poi è stata la volta del concetto di patria, che escludeva gli ebrei dagli Stati nazionali o li accusava di doppia lealtà; la scienza ha infine prodotto le presunte teorie sulle diversità razziali.

L’antiebraismo viene interpretato come avversione cristiana nei confronti dell’ebraismo rabbinico di epoca post-biblica e soprattutto come ideologia ispirata da motivi unicamente religiosi, relativi al mancato riconoscimento da parte degli ebrei di Gesù come Messia e alle responsabilità nella sua morte. Il termine antisemitismo viene invece ricondotto sia alla sua nascita recente, alla fine dell’Ottocento, sia i suoi innovativi contenuti laici, secolarizzati e razziali, privi di precedenti[2] .

La distinzione di questi due concetti non implica che essi siano automaticamente slegati: si sviluppano in ambiti e in epoche diverse, ma si alimentano a vicenda, presupponendo sempre l’estraneità e la negatività dell’ebreo rispetto alla realtà circostante.

[2] Marina Caffiero, Storia degli ebrei nell’Italia moderna. Dal Rinascimento alla Restaurazione, Carocci, Roma, 2014, p. 215 e seguenti.

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