Il negazionismo

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Una delle forme odierne di antisemitismo è quella di negare l’esistenza o ridimensionare drasticamente la Shoah. È il fenomeno del negazionismo, che fa breccia soprattutto in gruppi di estrema destra e spesso si diffonde attraverso il web, ma non solo.

I Griffin – Raduno nazi

I primi negazionisti sono stati proprio i nazisti, i quali hanno tentato di occultare i loro crimini nascondendo ogni prova e distruggendo in parte i lager. Attualmente i negazionisti appartengono a vari schieramenti, nazionali ed internazionali; dipingono la Shoà come una truffa e si basano sulla teoria di un presunto complotto. Le presenze di negazionisti sulla rete si sono moltiplicate in questi anni. Ma anche alcuni docenti universitari si sono espressi in favore di simili teorie, finendo per diventare punti di riferimento di vari gruppi neonazisti, sebbene le basi scientifiche su cui poggiano le loro teorie siano prive di fondamenta.

È possibile valutare tutta la miseria morale e scientifica dei cosiddetti «revisionisti»: espressione con la quale designiamo solo quegli «pseudo-storici» che negano l’esistenza delle camere a gas e quindi dello stesso sterminio degli ebrei. Il più noto fra questi è Robert Faurisson. […] A suo giudizio, infatti, mentre ogni testimonianza ebraica è falsa o truccata […], le gassazioni di massa che quelle «fonti» ci descrivono sarebbero irrealizzabili. […] In realtà, le argomentazioni tecniche di Faurisson sono di una estrema fragilità, così come sistematicamente arbitraria e deformante è l’esegesi che egli fa dei pochi documenti di cui riconosce l’attendibilità[81].

Il negazionismo spesso ha anche un’altra funzione: diventa il primo passaggio per negare il diritto all’esistenza dello Stato di Israele, vuole rendere l’ebreo da vittima persecutore; è l’anello di congiunzione tra antisemitismo e antisionismo, due facce della stessa medaglia.

[81] Francesco Maria Feltri, Il nazionalsocialismo e lo sterminio degli ebrei. Lezioni, documenti, bibliografia, Giuntina, Firenze, 1995, p. 129.

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