Le persecuzioni dell’antichità

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Sin dai tempi biblici gli ebrei si trovarono a fare i conti con atteggiamenti ostili di altre popolazioni. Talvolta si trattava di contrapposizioni dovute al controllo di territori o ad altri fattori contingenti; ma tra le diverse ragioni di odio antiebraico la contrapposizione ideologica si può considerare il fattore principale. Come rappresentanti dell’unica religione monoteista in un universo pagano, gli ebrei rappresentavano un unicum totalmente diverso, che poteva destare sospetti o antipatie. Le norme morali dell’ebraismo (il riposo del Sabato, la cura di se stessi, i limiti nell’alimentazione, ecc.) erano aspetti totalmente anacronistici per l’epoca, tali da rendere gli ebrei invisi ad altre popolazioni.

Uno degli esempi più antichi si riscontra nell’Egitto faraonico. Il Paese, colpito da diverse calamità, individuò la causa negli stranieri impuri, gli ebrei appunto, i quali contagiavano gli egiziani con le loro presunte malattie e indispettivano gli dèi sacrificando animali sacri. La realtà celava due identità nazionali contrapposte: una, quella egiziana, in decadenza, ed un’altra, quella ebraica, in ascesa. In particolare, la concezione religiosa ebraica metteva in discussione il ruolo del faraone, oltreché la stessa esistenza degli dèi. Questo fu uno dei primi esempi con cui gli ebrei furono designati come capro espiatorio di una situazione di difficoltà del Paese in cui si trovavano[3].

La sopravvivenza all’occupazione dei greci e alle minacce di sterminio dei persiani, evocate ogni anno dagli ebrei con le festività di Chanukkà e di Purim[4], sono alcuni esempi lampanti dell’antiebraismo dell’antichità. Sotto queste dominazioni la Giudea aveva mantenuto la sua autonomia, ma si era verificato un nuovo scontro ideologico tra le popolazioni.

A partire dalla fine del IV secolo a.e.v., la diffusione e l’affermazione dell’ellenismo in gran parte del bacino mediterraneo influenzò anche gli ebrei della Giudea e della Diaspora. […] L’atteggiamento flessibile [degli ebrei] di fronte alla cultura dominante non fu però privo di resistenze. La massa degli ebrei non si fece integrare completamente e difese quasi sempre le proprie peculiarità nazional-religiose. […] Fierezza e difesa della propria identità da parte degli ebrei non erano però accettate da tutto il mondo ellenistico. Alcuni intellettuali greci non concepivano come un piccolo popolo “barbaro” potesse rifiutare di farsi “civilizzare”, accettando integralmente i loro costumi e la loro cultura. […] Mondo ellenistico e mondo giudaico lottavano vicendevolmente per ottenere dall’altro il riconoscimento della propria superiorità[5].

LLa dominazione romana della Giudea coprì un lungo arco temporale e attraversò diverse fasi, alternando periodi di sostanziale tolleranza e aspri conflitti. Alcune rivolte della popolazione ebraica furono duramente represse; tra gli episodi più cruenti, la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme e la deportazione sotto l’imperatore Tito nel 70[6]. Tra le cause dei dissidi era forte anche qui lo scontro ideologico.

I circoli tradizionalisti romani […] si sentivano minacciati dalla progressiva dissoluzione dei costumi morali e religiosi tradizionali e dal successo di quelli orientali in genere e giudaici in particolare: l’irrompere dell’”altro” sconvolgeva le loro certezze e di conseguenza le loro sicurezze. Il monoteismo e la forte identità nazionale non erano conciliabili con il programma di romanizzazione di tutti i popoli dell’impero. […] Le principali accuse […] riguardavano i fondamenti dell’identità ebraica: il monoteismo aniconico, la circoncisione, il riposo sabbatico, l’astensione da certi cibi, e altri aspetti della vita privata o comunitaria degli ebrei[7].

[3] Maurizio Ghiretti, Storia dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo, Bruno Mondadori, Milano, 2002, p. 12.
[4] Si veda l’unità sul calendario ebraico, paragrafo “Ricorrenze, celebrazioni, festività”.
[5] Maurizio Ghiretti, Storia dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo, Bruno Mondadori, Milano, 2002, p. 14-15.
[6] Si veda l’unità sulla Diaspora, paragrafo “I romani”.
[7] Maurizio Ghiretti, Storia dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo, Bruno Mondadori, Milano, 2002, p. 26-27.

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