Il basso Medioevo. Gli ebrei e il denaro: la nascita di un pregiudizio

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Dopo l’anno Mille, il clima aggressivo e fanatico delle crociate fomentò un nuovo odio antiebraico. Gli ebrei furono vittime delle crociate in quanto individuati come primi “infedeli”, quindi sottoposti a vessazioni e a eccidi in molti paesi europei. Pretesto per l’intervento erano le angherie perpetrate dai pellegrini diretti in Terra Santa; tuttavia, le radici affondavano nell’ideale cavalleresco della società feudale. I nobili europei infatti vedevano in queste missioni la possibilità di ampliare i propri possedimenti; i nascenti ceti borghesi, invece, vi avevano individuato l’apertura di nuovi sbocchi commerciali. In altri termini, le motivazioni religiose legittimarono gli interessi economici, politici e militari che inducevano realmente all’intervento.
Anche la liberazione della Spagna dagli arabi può considerarsi una crociata. Poco dopo l’anno 1000, dagli stati cristiani del nord partì la Reconquista spagnola, fino a che con la battaglia di Las Navas de Tolosa del 1212 gli arabi furono costretti a riparare nel piccolo Regno di Granada. Il resto della penisola iberica rimase in balia del fanatismo religioso e dell’intolleranza. Gli ebrei, ai quali da questo momento non fu più concesso di professare la propria fede, si convertirono o divennero “marrani”, ossia si dichiaravano cristiani ma continuavano segretamente a professare la loro religione[15]. Nel corso del XV secolo le condizioni peggiorarono e si crearono i presupposti per le espulsioni dalla Spagna (1492) e dal Portogallo (1496)[16].
Il potere temporale della Chiesa nel medioevo alimentò le aspirazioni di conquista dello Stato Pontificio, che spesso si traducevano in un atteggiamento aggressivo verso i diversi e soprattutto verso gli ebrei.

I provvedimenti varati in occasione dei Concili Laterani III e IV (1176 e 1215) esclusero gli ebrei dalle corporazioni mercantili e artigiane, impedirono loro il possesso di beni immobili, li obbligarono a richiedere ovunque particolari permessi di soggiorno e a indossare segni distintivi nel vestiario.

L’attacco della Chiesa verso gli ebrei riguardava la persona fisica, gli aspetti sociali e quelli religiosi. Sotto il pontificato di Gregorio IX (1227-1241), per esempio, fu condannato il Talmud, il testo più importante del giudaismo post-biblico[17].

L’accusa di deicidio intanto si era cristallizzata come segno indelebile, divenendo attenuante se non giustificazione per vari delitti. Tra medioevo ed età moderna, a questa accusa già pendente dai secoli precedenti, si aggiunse un altro marchio d’infamia, destinato a perdurare nel tempo e ad essere travisato, amplificato, mediato: l’attaccamento degli ebrei al denaro. Gli ebrei esercitavano effettivamente il prestito di denaro, un’attività contraria alle norme cristiane imperanti in Europa e moralmente deprecabile. Ma ben poco spazio era concesso agli ebrei nella vita civile e nell’attività lavorativa dell’epoca; senza contare che fu la stessa Chiesa a favorire la loro presenza in questo ambito, oltre a una serie di costrizioni che lasciavano ben poche alternative. Ciononostante, era facile considerare gli ebrei come “usurai”, dunque “ricchi” a scapito delle popolazioni non ebraiche

Nel Medioevo, in tutta l’Europa cristiana era assai diffuso il piccolo prestito al consumo, […], a cui corrispondeva la percezione di un interesse. Su questo settore […] cadevano la condanna della Chiesa e anche il discredito dell’intera società. Nella percezione comune si trattava di un’attività moralmente illecita e gli usurai erano considerati dalla Chiesa pubblici peccatori ed erano esclusi dai sacramenti. […] Tra Tre e Cinquecento si verificò quello che è stato chiamato un “cambio della guardia” tra cristiani ed ebrei e si giunse al quasi monopolio dei banchi da parte degli ebrei. […] Da parte della Chiesa l’accettazione del pubblico esercizio in mano ai soli ebrei comportava molti vantaggi, spirituali – i cristiani non si dannavano – e soprattutto economici, essendo gli ebrei ricattabili e possibili oggetti di gravami e tassazioni di ogni tipo. […] I banchieri assunsero perciò un ruolo egemone all’interno della società ebraica, anche se l’attività creditizia non era affatto l’unica a cui si dedicavano, come invece si continua a ritenere. Essi infatti erano spesso in primo luogo mercanti, poi divenuti banchieri, che usavano anche l’attività di credito per continuare a svolgere iniziative commerciali e professionali di più largo respiro. […] Dunque il commercio mantenne un ruolo essenziale all’interno del loro sistema economico anche quando gli interessi degli ebrei si concentrarono più nettamente nel settore creditizio[18].

Mentre gli ebrei in Medio Oriente affrontavano le conseguenze delle invasioni mongole [epidemie, carestie, ecc.], gli ebrei residenti in Europa subivano un crescendo di restrizioni, divieti, confische di proprietà, persecuzioni, conversioni forzate e massacri, che culminarono nelle espulsioni di massa dall’Inghilterra (1290), dalla Francia (1306, 1321-22, 1394), dalla Spagna (1492), dalla Sicilia (1492-93), e dal Portogallo (1496-97)[19].

Tortura dell’ebreo (particolare), affresco di Piero Della Francesca, Basilica di San Francesco (Arezzo), 1452-1466

[15] Emanuela Trevisan Semi (a cura di), Conversioni all’ebraismo, Bonanno, Roma, 2016, pp. 183-205.
[16] Si veda il paragrafo sulle espulsioni in questa unità.
[17] Si veda l’unità su Dio nell’ebraismo, paragrafo “Genesi e fonti” e l’unità sulla Diaspora, paragrafo “Il senso dell’esilio”.
[18] Marina Caffiero, Storia degli ebrei nell’Italia moderna. Dal Rinascimento alla Restaurazione, Carocci, Roma, 2014, p.23-4.
[19] Maristella Botticini, Zvi Eckstein, I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492, Università Bocconi Editore, Milano, 2012, p. 55.

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